Diorami_Meraviglie botaniche in otto atti, è un invito ad immergersi in colori e forme, suoni e immagini che hanno per protagonisti
8 specie vegetali caratteristiche del paesaggio naturale, sociale e culturale siciliano, individuate con la collaborazione scientifica dell’Orto Botanico dell’Università di Palermo.
Si presenta un percorso espositivo multimediale diffuso tra le teche del Padiglione Tineo e gli spazi esterni dell’Orto Botanico, in una sintesi di immagini, podcast, suoni immersivi e installazioni ambientali. Obiettivo di ogni podcast, capitolo visivo e installazione è superare l’indifferenza con cui troppo spesso ci rapportiamo verso l’universo vegetale, creando un’occasione per cambiare sguardo, invertire direzione, privilegiare un rapporto di conoscenza, rispetto e cura verso gli alberi.
Alla guida di questa spedizione botanica una ”genius loci” d’eccezione, immaginata come il nume tutelare dell’Orto Botanico di Palermo nella forma del grande Ficus macrophylla f. columnaris, testimone nei suoi 173 anni di età di molti eventi cittadini e non solo. Si materializza nella voce di Francesca Berardi, possiamo avvertirla mentre volteggia tra le fronde del Ficus macrophylla spostandosi mossa sulle ali dei pappagalli, sulle spalle dei giardinieri e di tre figure che come lei da anni difendono e curano il patrimonio vivente dell’Orto Botanico, come il direttore Rosario Schicchi che con ferma dolcezza spiega a una visitatrice come un’ “erbaccia” sia essenziale per le rondini per curare la congiuntivite dei loro piccoli; il curatore delle specie viventi Manlio Speciale mentre dialoga con la Cycas Revoluta – l’unica pianta a non essere una palma, anche se ne ha il portamento – uno degli alberi più antichi sul nostro pianeta; mentre pedala spedito sulla bici, cerca di raggiungere Paolo Inglese, che spesso durante le sue ricognizioni si ferma tra i viali a raccogliere ogni frammento di materiale non biologico, che il vento o un visitatore distratto ha lasciato cadere per terra.
Dopo un lungo isolamento, il genius loci a lungo rimasto a presidiare la salvaguardia dell’Orto Botanico, minacciato da un dissennato piano regolatore che negli anni ’50 prevedeva di stravolgere l’integrità di questa istituzione, sente che è arrivato il momento di muoversi per un tour botanico rivolto a fare visita a piante testimoni della ricca biodiversità dell’isola, immerse in un paesaggio sempre in trasformazione, intercettando suoni ambientali e voci delle persone che con queste piante convivono in un rapporto di cura reciproca, ascoltando le loro storie di resilienza naturale ed umana.
Così come i semi delle piante si muovono trasportati dal mare, dal vento, da uccelli migratori, da insetti, animali e dall’immaginazione… veniamo proiettati nella nostra prima tappa fuori dall’Orto Botanico al cospetto di una vera specie resiliente nota come la palma nana (Chamaerops humilis), l’unica palma spontanea del Mediterraneo – capace di sopravvivere al fuoco degli incendi e tornare a germogliare e popolare il territorio della Riserva Naturale dello Zingaro; attraverseremo il mare per giungere alle antiche varietà di agrumi portoghesi (Citrus sinensis) coltivate e protette all’interno dei giardini panteschi; proseguiremo con una visita al mandorlo (Prunus dulcis) che cresce nel Giardino della Kolymbethra, che con la sua fioritura primaverile “inneva” la valle dei Templi di Agrigento; trovando il tempo per una pausa sotto la fresca e silenziosa ombra di secolari carrubi (Ceratonia siliqua) la cui presenza scandisce il paesaggio rurale degli Iblei; per ritrovarci a passeggiare tra le odorose e curative erbe spontanee come salvia (Salvia officinalis), timo (Thymus vulgaris) e rosmarino (Rosmarinus officinalis) che inebriano con i loro aromi l’aria della Val di Noto; ritorneremo alle acque lungo le sponde del fiume Ciane, per meravigliarci dinnazi all’alta vegetazione dai fusti svettanti del Papiro (Cyperus papyrus) che a soli 4 km da Siracusa, cresce spontaneo in condizioni di unicità nel continente europeo; prima di far ritorno, resteremo in silenzio assorti in una preghiera laica dinnanzi ad una specie illustre conosciuta come Leccio o Elce (Quercus ilex), una magnifica ed elegante quercia sempreverde considerata, la principale protagonista del paesaggio vegetale spontaneo del bacino del Mediterraneo, cui appartinene l’Ilice di Carrinu, monumentale esemplare ubicato ad un’altezza di 937 mt nel Parco dell’Etna, tante volte sfiorato dalle colate laviche.
Ogni teca del piano terra diviene un teatro sonoro che rende possibile tramite QRcode ascoltare i podcast realizzati da Francesca Berardi in dialogo con le composizioni fotografiche di Alessandro Sala.
Il fotografo sovverte con il suo obiettivo il punto di vista usuale per narrare ogni soggetto vegetale come una creatura performativa: sceglie di cogliere ogni albero all’imbrunire nel momento di passaggio tra il giorno e la notte sullo sfondo di paesaggi disegnati dalla cultura. Ponendo ogni specie su un palco immaginario compie la scelta stilistica di ritrarlo con l’aiuto di una illuminazione artificiale. L’albero diviene il protagonista di una performance, punctum di immagini realizzate in tempi di posa lunghi per esaltare le linee, le fronde, i dettagli e i movimenti di ciascuna specie, mostrate negli istanti che precedono il “somnus plantarum”.
Gli studi nel campo della neurobiologia vegetale, dal naturalista Linneo ad oggi, dimostrano che le piante sono organismi in grado di dormire come un’immensa varietà di specie viventi, dai batteri, agli insetti ai mammiferi. Ogni pianta infatti ha evoluto un sistema di oscillatori biologici interni, il “ritmo circadiano” che regola la fotosintesi nelle foglie e l’apertura dei fiori durante il corso della giornata e molto altro.
Avvolge il Padiglione Tineo un suono immersivo creato ad hoc dal compositore Gianni Gebbia, sassofonista impegnato da sempre in una ricerca musicale rivolta all’esplorazione attraverso vari generi dei punti di connessione tra universo umano e vegetale, espressa attraverso una sua sonorità personale.
Al piano terra, episodio dopo episodio, è possibile ascoltare le storie di esemplari di forza resiliente, in grado di fronteggiare situazioni estreme come fuoco, siccità, aridità di suolo, trasformazioni agricole, cementificazione senza controllo e disastri ambientali causati dall’ uomo. Speculare alla forza di ogni albero, sono gli uomini e le donne che hanno scelto di proteggere, curare, lottare a fianco di queste specie minacciate. In un susseguirsi di voci e accenti diversi, sentiremo le testimonianze di persone appassionate e coraggiose come botanici, agronomi, attivisti, volontari e letterati che hanno scelto di dedicarsi con impegno quotidiano alla difesa di queste preziose esistenze vegetali.
Il percorso prosegue salendo le scale del piano superiore dove sono in mostra appunti, mappe, libri, elementi iconografici tratti da cataloghi, estratti di libri e riviste botaniche, insieme a riferimenti letterari che amplieranno la comprensione di ciascuna pianta e la sua valorizzazione nella cultura del paesaggio Mediterraneo. I materiali esposti sulla pianta del Papiro, sono frutto di prestiti e della collaborazione diretta con il “Museo del Papiro Corrado Basile” di Siracusa.
Giunti all’aperto camminando tra i viali dell’Orto, in prossimità della Serra Carolina, saremo catturati da un suono ambientale, sfondo sonoro di una delle installazioni effimere costruite con materiali di riuso vegetale, per accogliere ed invitare il pubblico all’ascolto della natura e delle sue storie anche in notturna.
Una seconda postazione è installata in prossimità del grande Ficus macrophylla, punto di osservazione ideale del nume protettore dell’intero progetto, e suggerisce di potersi fermare per leggere ogni albero come un “corpo vivente”.
Diorami presenta prospettive che evidenziano il ruolo attivo di ogni specie vegetale nell’ecosistema, la relazione tra le piante ed il contesto in cui vivono, dando risalto alla capacità vegetale di aggregare le differenze e generare vita. Un’occasione per riflettere insieme sui movimenti migratori, i cambiamenti climatici e sociali in atto, indicando esempi e attività possibili per cambiare la direzione distruttiva data dall’ Antropocene, tornando a coltivare il rispetto, la memoria culturale e l’interdipendenza tra le specie esistenti.